Come posso fare per riallacciare i rapporti con l’Islam, se fossi musulmano di “nascita” e gli ormeggi chi mi legavano alla fede del padre, che vedevo pregare nella mia infanzia, si sono dissolti o non ne restano che sottili tracce?
Come posso avvicinarmi all’Islam se fossi il prodotto di una società laica, indifferente alle questioni della fede, e se una vaga attrazione all’Islam m’invita a saperne di più, a provare forse anche a praticare l’Islam?
Sotto la volontà suprema di Dio, glorificato e magnificato sia il Suo Nome, che Solo accorda la Sua grazia a chi ha predestinato, il primo passo dovrebbe venire da te. Il Profeta, su di lui la pace e la benedizione, ci riferisce questa promessa divina:
“Chi viene verso di Me con passi lenti, gli andrò incontro di corsa“.
Occorre innanzitutto prendere il tempo necessario per meditare profondamente ed essere sicuri che questa vocazione, nel senso originale della parola, sia un appello proveniente dal cuore, e non una semplice fantasia. Compiere questo primo passo in un’epoca elettronica colonizzata dal multimediale è già un primo segno della serietà della nostra ricerca.
Non c’è tempo! Non c’è tempo! Questo è il ritornello di ciò che siamo diventati, rincretiniti dall’istante, incapaci di riflettere sulla nostra condizione. Dobbiamo staccarsi dal falso senso di urgenza nella nostra vita e dedicare il tempo necessario per indagare a fondo le nostre idee ed i nostri sentimenti; dobbiamo costringere le nostri menti a interrogarsi vigorosamente e solennemente sul nostro destino: “dove sto andando?”
In questa fase, una lunga e meditata lettura del Corano ci permetterà di staccarci dal trambusto quotidiano, e di serrare le nostre orecchia al caos dei discorsi profani per ascoltare con l’orecchio del cuore il linguaggio del sacro. Non lasciatevi ripugnare dalla sequenza, apparentemente illogica per un profano, della lingua araba e delle proposizioni coraniche tradotte in lingua profana, lasciatevi penetrare dalla melodia del Testo Sacro, salmodiandotelo se avete la fortuna di poter leggere il testo originale. E se la pazienza viene a mancarvi, una lunga e paziente consultazione di una o più delle numerose “traduzioni” vi metterà all’altezza, forse, del Messaggio di Dio, la Sua grazia vi sosterrà.
Pur curando i nostri rapporti familiari e sociali, è indispensabile mettere fine alle nostre cattive compagnie se ne abbiamo. Questo non è un invito a isolarsi in un eremitaggio, tuttavia bisogna avere il coraggio di troncare con le abitudini conformiste senza oltrepassare i limiti della cortesia e del garbo. Abbandonare le cattive amicizie non è cosa facile, dovremmo sopportare la derisione e il sarcasmo degli inveterati che non mancheranno di crearci delle difficoltà per trattenerci.
Dobbiamo vincere le nostre reticenze e superare gli ostacoli. Dobbiamo sopportare i fastidi e i disturbi senza cedere alla violenza, guardare diritto davanti a noi senza rifugiarci in atteggiamenti evasivi per paura di essere demonizzati dall’altro. La riconciliazione col nostro Creatore sembrerà un tradimento agli occhi dei nostri vecchi conoscenti che non erano abituati a vederci sotto i tratti di uomini e donne osservanti e devote a Dio.
Bisogna aspettarci quindi che i nostri vecchi amici, ancora radicati nelle loro abitudini di dissipazione, manifestino feroce opposizione alla nostra iniziativa di abbandonare le loro fila.
Caro fratello, cara sorella! Ti ho descritto il doloroso itinerario psicologico e sociale che ogni aspirante alla riconciliazione con Dio dovrà percorrere. Il primo passo verso Dio perciò è costoso, non aspettarti da me, se non sei in grado di pagare tale prezzo, di proporti una tariffa scontata. Se non hai le capacità per far fronte alle difficoltà che incontrerei nel tuo cammino verso Dio senza preoccuparti delle sofferenze e dei pregiudizi degli altri, piangi allora la tua inconsistenza e accontentati di una vita ridicola, futile e senza senso.
Nelle pagine precedenti ti ho presentato il modello immutabile del comportamento audace dei Profeti e dei loro Compagni, modello che leggerai nel Corano, e che il Corano ti racconta minuziosamente per provare la veridicità dei tuoi vori e per incoraggiarti.
Superata la fase solitaria del distacco, ti sarà necessario cercare un attracco: avrai bisogno di trovare un’altra compagnia; ti dovrei far adottare da un altro ambiente a cui ti dovrei adattare. Nulla potrà sostituire un incontro ed una “compagnia” spirituale. La compagnia è una nozione essenziale nell’Islam, e spesso Dio pone sulla strada del penitente persone dal cuore limpido.
La moschea è probabilmente il luogo ideale per trovare una compagnia ideale. Alle soglie della moschea, si dà l’addio alle mediocrità del mondo per entrare in comunione con il sacro. Per cinque volte al giorno ci faremo posto tra le fila dei fedeli in preghiera, la moschea per noi sarà un luogo privilegiato in cui la nostra anima si schiuderà per ricevere gli effluvi di una spiritualità propria della casa del Signore.
La preghiera è il pilastro centrale dell’islam, e la preghiera in gruppo è venticinque volte migliore della preghiera solitaria; essa assieme al digiuno del mese di Ramadan, alla zakat, e al pellegrinaggio sono gli obblighi che il musulmano è tenuto a rispettare meticolosamente, in modo da dare credibilità alla sua professione di fede (Shahada). Il primo dovere è di pronunciare la formula: “Attesto che non vi è altro dio all’infuori di Dio e che Muhammad è il suo Messaggero” ma questa conta poco se la preghiera, cinque volte al giorno, e gli altri obblighi non sono rispettati.
Alcuni protesteranno a tutto campo dicendo che: “Siamo tutti musulmani”, senza che li si sia mai visti prostrarsi davanti a Dio. Non so se questa protesta sia un’ipocrisia consumata o un’ignoranza angosciante di ciò che significa essere musulmano?
Costoro dovrebbero sapere che l’Islam non è un passatempo culturale che può illustrare qualche conferenziere islamologo specializzato nella storia delle scuole giuridiche o nella risoluzione delle complessità e delle divergenze del passato islamico. Essere musulmano di nascita e di “nazionalità” non ci esenta dagli obblighi islamici, la preghiera in primis, cinque volte al giorno e tutti i giorni.
Chi credono di ingannare costoro? Il benessere dell’anima dipende dalla sincerità del nostro impegno. L’elevazione spirituale dipende dal grado di autodisciplina che ci riusciremo a imporre. La preghiera, così come gli altri atti di culto e l’insieme delle virtù morali che un buon musulmano dovrebbe professare esigono un’ascesi spirituale; o saremo in grado di portare a termine la nostra riabilitazione o saremo solamente dei molluschi a forma umana.
Coloro che hanno interiorizzato il modello occidentale, secondo voi non si sottopongono a un rituale quotidiano e ad un codice di condotta? E il loro tempo non è suddiviso e regolato scrupolosamente? La loro preoccupazione primaria non è la forma fisica? Non volano dal medico al minimo malore? Non cercano il mezzo per preservare la loro salute fisica a qualsiasi prezzo? Chissà perché non li inquieta lo stato della loro salute morale e spirituale? Perché sono indifferenti alle malattie della loro anima?
Perché sono moderni, laici, adulti e vaccinati contro i sermoni fanatici, naturalmente!
Nella moschea, mie anime sorelle che leggete questo libro, troverete la folla dei fedeli. Abbattete la vostra arroganza e abbandonate la vostra prepotenza! Mescolatevi con la massa dei fedeli e non vi aspettate da loro molta cura se siete persone socialmente distinte. Nella casa di Dio, sono tutti Suoi servitori, e l’umiltà si apprende stando a contatto con gli umili.
Cercate nella moschea un incontro, un’antenna che vi metta in comunicazione con le anime assetate di verità come voi.
L’islam è continua ascensione, non è uno stato stazionario. Il primo livello è quello del musulmano praticante, attento al rispetto degli obblighi prescritti per ogni musulmano. Il secondo livello è quello dell’Iman, grado in cui l’adorazione e la rettitudine morale vanno di pari passo. Il terzo grado è quello dell’Ihssan che rappresenta il trampolino di lancio per il fedele verso lo spazio infinito del viaggio spirituale. Raggiunto questo grado supremo, al fedele sarà necessaria una guida spirituale perché la meta è lontana e la via piena di insidie. Una guida spirituale, un tutor, è necessaria affinché si saldino le radici e si sviluppi con vigore la pianta dell’essere spirituale.
Ho parlato di pioli e di gradi, eppure avrei dovuto parlare di mattoni e di piani, giacché l’immagine è simile a un edificio che si costruisce lentamente ma in modo stabile. Non si può costruire sul vuoto e con il nulla: la progressione sulla via del perfezionamento morale e spirituale è l’edificio da costruire, e l’adempimento agli obblighi della Legge, la preghiera in primo luogo, sono i mattoni ed il cemento necessari per portare a termine la costruzione.
Diffidate, anime fraterne, degli incontri dubbiosi. Nella moschea, specialmente in quelle della diaspora musulmana, incontrerete dei musulmani eruditi e periti in materia di diatribe che vi parleranno della Legge e dei libri in termini asciutti e svuotati della loro sostanza spirituale. Prendete dalle loro parole la scienza della Legge e non lasciatevi trascinare in litigi sterili e rigidità settarie che non finiscono mai. Incontrerete anche dei sufi (mistici) inebriati dall’estasi “spirituale”, prendete da loro ciò che vi serve per amare Dio e ignorate il resto.
Nella vostra preghiera, pregate Dio affinché scelga per voi la retta compagnia, la scuola, che guiderà i vostri cuori ed assisterà il vostro avanzamento verso di Lui. Fate del vostro meglio per cercare l’orizzonte del Signore, bussate instancabilmente alla Sua porta. Lui solo è la speranza di coloro che cercano la verità. Cerca fratello! Cerca sorella!
Per lo scettico infastidito da questo discorso, ecco, il sermone integralista è terminato!
* Brano estratto dal libro, Islam e modernità, Al Ofok Impressions. Marzo 1998 [Traduzione Italiana: Islam e modernità, per una comprensione reciproca, Edizioni Il Messaggio, 2015, p. 176].